Manuel Lecce (Gd), votare sì per evolverci e per ridurre i costi della politica

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A pochi giorni dal referendum costituzionale in programma domenica prossima in occasione del quale si voterà in tutto il territorio nazionale, il coordinatore della segreteria provinciale dei Giovani Democratici, Manuel Lecce (foto in alto), ha voluto spiegare le ragioni che giustificano il sì e non il no nel corso di un’intervista.

Perché è consigliabile votare sì, quali sono i motivi che dovrebbero spingere i cittadini italiani verso tale soluzione? Votare si per cambiare i 45 (più 2) articoli della Costituzione in materia di assetto istituzionale del paese: non si cambiano i principi fondamentali, meno che mai le libertà personali, bensì si apporta una modifica in materia di bicameralismo perfetto o paritario. Nello specifico: al Senato rimarrà la sola competenza di trattare leggi di revisione costituzionale, normative europee, leggi di ordinamento ecc.. mentre le leggi ordinarie saranno di sola competenza della Camera, ma 1/3 del “nuovo” Senato potrà richiedere comunque di esaminarle“.

Il segretario dei Giovani Democratici, Manuel Lecce ha poi approfondito il discorso asserendo: “Votare sì per favorire la partecipazione popolare attraverso il referendum propositivo: 150mila firme in luogo di 50mila, ma con voto a data certa. Ora, è chiaro che raccogliere 50 mila firme nel ’48 era molto più difficile che non raccoglierne 150mila oggi, in primis perché la popolazione è aumentata, ma poi, oggi, con un click su internet siamo capaci di “arrivare” dall’altra parte del mondo; Referendum abrogativo rimane invariato, con una possibilità aggiuntiva: se vengono raccolte 800mila firme in luogo di 500mila, il quorum si abbasserebbe dal 50%+1 degli aventi diritto al 50%+1 di coloro che hanno votato nel corso delle scorse elezioni politiche“.

Manuel Lecce poi senza peli sulla lingua ha affermato: “Poi c’è la Revisione del Titolo V, altra cosa importante, si rivedono le competenze tra Stato e Regione, in questi anni si sono verificate molte antinomie tra di loro per chi aveva competenze in materie specifiche. Della deriva autoritaria non ne parlo, credo ci siano altri paesi in cui esiste una deriva autoritaria, e comunque è un discorso che si lega alla legge elettorale, il famigerato “combinato disposto”, cerco di restare nel merito della Riforma.  Questi sono sicuramente alcuni motivi per votare sì, abbiamo bisogno di stare al passo con i tempi, la Riforma Costituzionale è uno strumento per dare il via al futuro”.

Intanto la Riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale, e quindi illegittimo. Inoltre il Senato non verrebbe eliminato ma rimarrebbe con molti poteri, e non sarebbe più eletto dal popolo ma dai partiti. Qual è il tuo parere? La Riforma è stata approvata da un Parlamento legittimo, eletto con una legge dichiarata non legittima in termini di costituzionalità. La Corte infatti, nella sentenza, rileva espressamente il principio della continuità dello Stato, non va quindi ad incidere sulle decisioni che gli organi costituzionali (come il Parlamento) andranno ad adottare, dunque, il Parlamento è del tutto legittimato a legiferare. Il Senato viene ridimensionato nei numeri, nei costi e nelle competenze, da 315 Senatori più quelli a vita si passerà ad averne 100, senza indennità aggiuntiva, poiché stiamo parlando di 21 sindaci, 74 consiglieri regionali e 5 (non più a vita) nominati dal Presidente della Repubblica; delle competenze ne abbiamo già parlato, ovvio che ci sono cose da aggiungere, ma mi vorrei soffermare sul fatto che non sarà più eletto dai cittadini: è falso, se vincerà il “sì” e passerà quindi la Riforma, si adotterà un regolamento che stabilisce le regole per l’elezione dei Senatori, nel momento delle elezioni regionali, non solo si voterà per la regione, ma anche per il rappresentante di quella regione che siederà a Palazzo Madama.

Sempre dalle opposizioni la Riforma viene descritta come una falsa riforma che non sarebbe in grado di ridurre i costi della politica nè di rendere più efficienti le istituzioni, con il forte rischio di ridurre gli spazi di democrazia nel Paese, rischiando di affidare ad una minoranza non rappresentativa ampi poteri…Dimenticavo sui costi della politica, oltre a quelli che ho già elencato, aggiungo anche il taglio completo dei rimborsi ai gruppi consiliari regionali, inoltre le indennità dei consiglieri regionali saranno uguali a quella del sindaco della città capoluogo di regione, quindi anche qui abbiamo un contenimento dei costi, che non saranno tagli ai servizi, ma solo tagli alle tasche dei politici. Il rischio di ridurre gli spazi non c’è, se vogliamo affrontare il discorso della legge elettorale possiamo farlo, dicendo prima però che non rientra nella Riforma per la quale i cittadini sono chiamati ad esprimersi il 4 dicembre: la legge elettorale in vigore, definita “Italicum”, prevede un premio di maggioranza al partito che, al primo turno supera il 40%, se questo non avviene, ci sarà il ballottaggio tra le prime due forze politiche. Ora mi sembra evidente che nel caso di ballottaggio, per questioni matematiche, ci sarà sicuramente una forza politica che arriverà al 50%+1 dei consensi, ma questo è un discorso che potrebbe durare ore ed ore… ma dico una cosa sola: abbiamo idea del premio di maggioranza che c’è nei comuni o nelle regioni? Si chiama stabilità nel governare, e poi il 55% dei seggi sarebbero 340 deputati su 630…”.

Circa l’abolizione del Cnel? La trovi giusta oppure poteva essere evitata?Stiamo scherzando?  Ovvio che la trovo giusta: 14 proposte di legge in 60 anni, di cui nessuna è diventata legge. Votare sì per sopprimere il Cnel (è costato 1 miliardo di euro senza aver fatto una sola legge), abolire le Province, qui si parla di abolizione della parola “provincia” dalla Costituzione, eliminandone di fatto tutti i costi per indennità di presidenti, assessori e consiglieri provinciali..

 Concludendo: “Ma il punto sul quale vorrei ribattere è quello relativo alla riforma che è stata approvata da un parlamento designato con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Come ho già detto, il Parlamento è legittimato a legiferare, non lo dico io, ma la Corte Costituzionale.  Se in Italia vogliamo risolvere il problema rappresentato da una legge elettorale che venga dichiarata incostituzionale dopo aver votato, bisogna votare si al Referendum, poiché questa Riforma inserisce la possibilità di verificare una legge elettorale in via preventiva (cioè prima di andare al voto con la legge stessa) dalla Corte Costituzionale, così sappiamo, prima di andare a votare, che la legge rispetta i principi costituzionali, nel caso in cui non li rispettasse, allora si può cambiare prima del voto. Un altro motivo per votare “SI”

Gilberto Farina
Direttore de Sora e Dintorni

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