Cut Cassino / Palmira Carcione, sogno di morire sul palco a 250 anni

Palmira Carcione immagine 1

Palmira Carcione (foto in alto) di Piedimonte San Germano, è un’avvenente allieva cinquantenne del Cut diretto dal maestro Giorgio Mennoia.

Ci ha raccontato la sua prima esperienza ed il suo percorso teatrale. “Ho iniziato a recitare ed ero un’adolescente – ci dice Palmira – dal momento che frequentavo appena la II media inferiore ed avevo sempre Mennoia come supervisore, ma ancora non c’era il Centro Universitario. Ho smesso per un po’ e mi sono di nuovo rimessa in discussione una decina d’anni fa quando il Centro era stato inaugurato, mi sono fermata ancora per un po’ e poi ho ricominciato a recitare in questa scuola da circa tre anni”.

Cosa significa frequentare il Cut e fare teatro?Dire tutto può risultare banale, ma assume un significato importante, perché regala molta gratificazione, comporta tanto sacrificio, applicazione, e abnegazione, e poi l’aspetto più significativo consiste nell’esprimere ciò che si è veramente”.

Quindi sei sempre te stessa che però si sdoppia in diversi personaggi?Sì, posso dire che personalizzo i personaggi senza snaturarli”.

In quale personaggio ti sei identificata maggiormente? “In quasi tutti: nella ‘Zingara’ di Luigi Pirandello per esempio, ne: ‘Il berretto a sonagli’, ed infine ne: ‘La Gabbanella’ uno spettacolo che ha avuto luogo lo scorso anno, in cui vestivo i panni di un’eroina che doveva salvare il mondo degli umani, un’opera scritta da Giorgio Mennoia. Proprio come quella che stiamo preparando quest’anno”.

Quanto ti ha aiutato nei rapporti sociali il teatro?Tantissimo, perché cerco di essere più attenta alle sensazioni che vivono gli altri ed a quello che hanno dentro e che trasmettono: magari in precedenza ero più superficiale con il prossimo, mentre adesso, sono più introspettiva e non mi fermo certamente all’apparenza”.

Hai mai pensato ad una forma di dipendenza?Mah, se vogliamo chiamarla così è un’ottima dipendenza, che fa bene al cervello, all’anima ed al cuore”.

E’ un’esperienza da consigliare a chi è introverso?Senza dubbio: perché devi mettere tutto te stesso in ciò che fai e devi tirare fuori qualcosa, e la persona introversa ha delle possibilità in più per disinibirsi”.

Qual è il grosso merito di Giorgio Mennoia? Non fa sconti a nessuno. Ed è una persona che non ti dice bravo se non lo sei davvero. E’ molto esigente e non ha peli sulla lingua, e questo ci aiuta di gran lunga”.

Il teatro scuola di vita e forma di espressione che migliora le capacità cognitive del soggetto?Sicuramente, perchè alla mia età, contribuisce notevolmente a non invecchiare la mente”.

Programmi per il futuro?Continuare il percorso che ho intrapreso”.

Fino a quando? “Fino a 250 anni, sperando di morire sul palcoscenico”.

Gilberto Farina
Direttore de: Sora e Dintorni
Addetto stampa Miss Valcomino

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