Piedimonte S. Germano / Iniziativa del Partito di Rifondazione Comunista davanti i cancelli Fiat

Fca Piedimonte San Germano immagine

Al cancello due, della Fca di Piedimonte San Germano (in foto) dominato da una grande insegna “Alfa Romeo”, intorno alle 12,30 dello scorso 26 maggio, si muove qualcosa di nuovo. Donne e uomini, jeans e maglietta, bandiere rosse del Prc e del Carc (un’associazione di sinistra che presenta un candidato a sindaco nelle elezioni di Cassino) si preparano per tenere un comizio al cambio di turno fra le 13,00 e le 14,00. Escono gli operai che hanno “cominciato a lavorare” alle 6.00 ed entrano quelli che “termineranno il proprio turno” alle 22,00. Il terzo turno, quello notturno, non c’è, infatti ancora molte sono le ore di cassa integrazione.

Si capisce subito che non è un fatto usuale, non è routine. Infatti è una iniziativa assunta da Rifondazione Comunista della provincia di Frosinone sotto la guida del suo giovane segretario Paolo Ceccano, dopo aver appreso che, da moltissimi anni  davanti ai cancelli di quello stabilimento, mancano i partiti politici.

Che si tratti di una novità, in parte inattesa, è confermato dal fermento dietro ai cancelli, che, in pochi minuti si trasforma in un intervento “minaccioso”. Si fa per dire. Arriva un’auto bianca della società “Sirio” del corpo dei vigilantes che cominciano a chiedere di allontanarsi e di rimuovere bandiere e striscioni. La parola “privato”, riferita agli spazi “occupati”, diventa inflazionata nel giro di attimi. Poi, come soddisfatti della propria missione, sgommando e tirando le marce allo spasimo vanno via.

Il sole è estivo, ombra manco a parlarne, eccezion fatta per qualche albero che ospita chi scrive e l’immancabile Digos che si presenta, come quasi sempre, in maniera cordiale verso chi partecipa, disoccupati e lavoratori. Fair play professionale? Meglio così che altro.

Il comizio si avvia, mentre alcuni lavoratori escono ed altri entrano. La domanda che tutti si erano posti: si fermeranno? Trova subito una risposta, “No”, nessuno si ferma, ma neppure si affretta ad andarsene, anzi sul volto di qualcuno si può leggere un sorriso di simpatia. Certo, che cosa ci si può aspettare dopo tanti anni di lontananza dei partiti dai luoghi di lavoro e dai lavoratori?

Guglielmo Maddè, candidato a sindaco per il comune di Esperia, una giovane, Fabiana bella e appassionata, rompono il ghiaccio e iniziano a parlare. Lasciano il microfono a Paolo Ferrero, segretario generale di Rifondazione comunista, che, in poco più di dieci minuti, passando per i 54 milioni di compensi l’anno che arrivano a Sergio Marchionne, ha ricostruito come, in questi ultimi 10-15 anni, chi lavora ha perso diritti come è avvenuto con il Jobs Act. In questi giorni si sta rivelando un flop che non assicura nuovi posti di lavoro oltre a non dare più certezze di continuità di occupazione a causa della più ampia libertà di licenziamento concessa agli imprenditori.

“Dall’alto numero di disoccupati e dal basso potere d’acquisto dei salari – prosegue Ferrero – che lasciano invenduti tanti prodotti industriali vi è la necessità di cambiare o cancellare la legge Fornero per anticipare l’età di pensionamento”. Alla fine sottolinea come dalla Francia vengano segnali importanti: i lavoratori, i giovani, i cittadini nel loro insieme stanno dimostrando che, contro le politiche di austerità si può combattere e si combatte allargando il fronte e con inusitata resistenza.

Dopo Ferrero ha parlato un altro Paolo, ma che di cognome fa Ceccano e ha spiegato perchè ha voluto questo appuntamento davanti ai cancelli della Fca di Piedimonte S. Germano. “La fabbrica – ha spiegato – deve essere un luogo di democrazia, dove si produce anche con motivazione e dove chi lavora deve sentire vicino a chi li sostiene. Insieme alla difesa dei diritti sindacali deve esserci la vicinanza delle idee politiche in cui credono e che li ispirano“.

Ceccano ha poi parlato degli esuberi che si profilano, nonostante la nuova produzione della Giulia. 1763 lavoratori da ricollocare, forse a Pomigliano. Forse!? Poi un punto interrogativo: “Ma la Regione che paga le infrastrutture con le nostre tasse non sa negoziare con Fca (Marchionne) per difendere gli occupati del Lazio prima che se ne aggiungano altri ai 380.000 disoccupati già esistenti?“.

 

 

 

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