Sora / Il Liceo classico proietta la commedia greca Lisistrata

locandina liceo classico Lisistrata

(Sopra, il ‘cast’ dello spettacolo teatrale
che si è tenuto nei giorni scorsi ad Alvito;
in evidenza, una scena della rappresentazione)

Lisistrata è il titolo dello spettacolo per la regia di Ivano Capocciama con il contributo dell’insegnante Maria Rosaria Di Fazio, proiettato nei giorni scorsi sulla piattaforma Youtube in occasione della Notte Nazionale del Liceo Classico. Infatti per la prima volta, grazie all’impegno della referente, prof.ssa Barbara Abballe e di tutti i docenti coinvolti, si è registrata l’apertura, del Liceo Classico Vincenzo Simoncelli di Sora.

Le protagoniste della rappresentazione (adattamento teatrale della celeberrima commedia aristofanea ndc) sono state le donne, le quali sanno indossare vesti leggiadre, ma quando le loro parole diventano un grido combattivo verso una realtà che va cambiata diventano guerriere e alleate. 

Lo scorso giovedì 26 maggio, all’interno del teatro comunale di Alvito si è svolta una replica aperta al pubblico. Ciò che Aristofane rappresentava nel 411 a.C. in occasione delle Lenee, era una rivolta organizzata da un gruppo di mogli le quali, non potendo più tollerare una guerra che teneva i loro uomini lontani da casa, decise di fare un giuramento, astenendosi dal sesso finché non sarebbe stata firmata una pace duratura.

La schiera di donne che dal palco guarda fisso il pubblico all’inizio della ‘performance’, è stato un segno di una caparbietà tutta al femminile, che, nel corso dei secoli non è andata perduta, anzi si è rafforzata ed è quella stessa convinzione che spinge le giovani donne a desiderare vendetta, considerazione, in un mondo abituato a ritenerle compagne di qualcuno e mai difenditrici di se stesse.

“Gli uomini non possono godere se non gode anche la donna!” grida Lisistrata (interpretata da Marianna Cipollone) spronando le compagne a sacrificare anche il loro piacere per un fine più importante e la musica che accompagna i passi delle giovani è forte, quasi violenta, copre tutto il silenzio che, fino ad allora, si era dovuto tollerare; non c’è più spazio per vesti in pizzo o seta, i lunghi abiti che ricoprono le donne sono preposti al combattimento, le rendono tutte uguali e tutte unite nel perseguire un unico scopo, come opliti in quali, in massa si preparano a scagliare le loro lance.

Sono combattive, queste donne, e, al contempo, sanno sempre usare in modo sapiente la malizia, come quando seducono il marito di Mirrina (interpretata da Rita Incarnato) per poi lasciarlo insoddisfatto ad interrogarsi su cosa sia necessario fare per avere un po’ d’amore.

E anche noi possiamo interrogarci, su quanto sia salvifico il potere di uno spettacolo teatrale così intensamente vissuto e sentito. Dopotutto, riprendendo le parole del regista, “a teatro ogni conflitto è drammaturgicamente rilevante”.

E allora cerchiamo lo scontro, affrontiamolo e risolviamolo armati di ciò che siamo nel profondo; dopo secoli, Aristofane ci insegna che non c’è pace che non richieda prima un po’ di guerra.

Gaia Petricca
Gilberto Farina

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