Angelo Casalese, il preparatore atletico ciociaro per antonomasia, si racconta!

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FOTO CASALESE 1                 FOTO CASALESE SINGOLO

Umiltà, professionalità ed esperienza. Sono le chiavi di lettura per conoscere meglio ed apprezzare il lavoro svolto dal preparatore atletico, Prof. Angelo Casalese (foto in alto), il quale opera ed orbita, ormai da più di venticinque anni, e precisamente ventisette, nel mondo del calcio.

Lo abbiamo incontrato in un noto locale di Sora e ci ha raccontato la sua carriera: “Ho cominciato la mia attività nel 1988 quando il Frosinone di Alberto Mari militava in serie C1 ed il mio mentore era Massimo Lattuca il libero dai piedi d’oro che segnava diversi gol. Fu lui a portarmi all’interno della struttura ed ad avere contatti con calciatori del calibro di Berardi, Malaman, Ambu, Artistico ed altri ancora. L’esperienza si rivelò positiva, e decisi di proseguire sulla medesima strada”.

Il professor Casalese va ricordato figiio d’arte, in quanto il proprio papà di nome Paolo, recentemente scomparso, fu Campione Italiano di Mezza maratona, ha sposato un’atleta di fama internazionale, ossia Paola Abballe, ed ha poi aggiunto: “L’anno seguente mi ritrovai alla corte di Fabio Salvatici in Promozione in quel di Ferentino. Infatti la società aveva vinto il campionato di II categoria ed aveva acquisito il titolo superiore di Promozione. Fu un anno meraviglioso perché i ragazzi al primo tentativo si aggiudicarono il campionato nel quale militavano, poi quello di Eccellenza, arrivando sesti in Interregionale”.

Un cammino difficoltoso il tuo, visto che la tua figura inizialmente non era molto considerata… All’inizio è stata dura perché il preparatore atletico non era radicato nelle strutture calcistiche, ma quando si accorgono, nell’ambiente, che porti il cuore e la competenza, e tanta voglia di lavorare, è impossibile non essere notati e quindi affermarsi.  Provenendo altresì dall’Atletica Frosinone dove ero stato tecnico Nazionale di Atletica leggera Specialista e dove ho avuto anche l’onore di vedere alcune mie atlete, convocate con La Nazionale Italiana di Atletica Leggera per i Campionati Mondiali in Portogallo, dopo aver vinto il Campionato Italiano di Cross, traghettavo all’interno del mondo calcistico parecchi concetti derivanti dall’Atletica leggera. Poi le cose sono un po’ cambiate, e mi sono specializzato e ho curato molto di piu’ il fattore condizionante del calcio. Sono stato anche in serie C2 con l’Isernia, ed in D con il Ceccano, poi Pro Cisterna, Terracina, Boville (squadra con la quale ho collezionato tre promozioni l’ultima in D) , serie B Nazionale di Calcio a 5 con la Bellator Frusino, ed esperienze anche in altri sport come la serie B e serie A di Pallamano con la Pallamano Castelliri, nella Pallavolo con la B2 del Prof  Corsetti ma ho, come dire, veleggiato sempre nella  Quarta serie di calcio. Ed in ventisette anni di attività, ho collezionato una decina di campionati vinti”.

Con un velo di nostalgia… poi… Non posso fare a meno di ricordare gli ultimi tre anni vissuti ad Isola Liri, in cui, tra mille difficoltà abbiamo dimostrato di essere un gruppo compatto che ha lavorato bene ed i risultati si sono visti sul campo. Ed il segreto è proprio questo, una squadra composta da undici uomini, prim’ancora che da undici calciatori, con un grande allenatore qual è Alessandro Grossi, un grande preparatore dei portieri, Mario Protani, e la mia figura che è servita a dare una mano ed a completare il mosaico”.

E ancora… “E’ stata un’esperienza costruttiva anche aver lavorato fianco a fianco con Carmelino Gioffrè e con persone che hanno sofferto insieme a me, che hanno preteso sempre il massimo, e con le quali ho trascorso un anno eccezionale”.

Casalese ha poi precisato:Tutto il bagaglio che sono riuscito ad accumulare negli anni, ho voluto trasferirlo in un altro progetto denominato: Ca Academy – Training in evolution, un’Accademia che si preoccupa di preparare atleticamente gli allievi ed ho creato dei protocolli di lavoro per altri sport, non solo per il calcio, ed in particolare il tennis. Tant’è che la scuderia è composta da più di qualche elemento di notevole interesse, e si va dai primi colpi, ossia i bambini che incominciano a praticare tale attività agonistica, fino all’atleta evoluto che curo personalmente. E cerco di individuare le potenzialità dell’atleta per svilupparle di concerto con il maestro, ho cominciato nove mesi fa ed ora seguo una quindicina di allievi, anche in collaborazione con Manuel Quadrini Responsabile Tecnico della Scuola Tennis Giardino dello Sport di Isola del Liri del mio amico Edoardo Cappitelli. Un esempio su tutti: Enrico Cerroni di Ceccano che ha quasi compiuto sedici anni, gioca con il Tennis Club Parioli di Roma, e quindi fa parte del centro più importante d’Europa, e per me è soltanto un onore potere averlo nella mia Accademia e voglio ricordare anche il promettentissimo Giovanni D’Emilia, il piccolo talento Giorgia Jirillo, la pallavolista Noemi Casalese e altri ancora.

Oggi lo sport si è particolarmente evoluto e fa perno anche su apparecchiature che verificano l’aspetto atletico, ma anche quello psicologico dell’atleta. Inoltre mi avvalgo di un nutrizionista, di uno psicologo, e cerco di curare la preparazione dell’atleta a 360°. Collaboro in quanto Ca Academy con il mio amico Felice Orsinetti, responsabile della struttura Hellofit posta a ridosso dello stadio Casaleno ed è un rapporto che ci sta regalando innumerevoli soddisfazioni”.

Qual è l’aspetto che non si può trascurare facendo questo lavoro?”Oggi bisogna affrontare la preparazione dei ragazzi, come un libro da sfogliare ed in cui tutte le pagine vanno lette, perché non basta limitarsi ad analizzare la parte metodologico-fisiologico-anatomica. E sono tutti insegnamenti, molti dei quali ho metabolizzato nel calcio, quando ancora si pensava che tale sport fosse in ritardo sulle metodologie di allenamento, mentre oggi ha raggiunto un livello tecnico, tattico, e cognitivo condizionale notevole”.

Professore, l’anno che ricordi con maggiore affetto?Sicuramente quello vissuto a Frosinone, perchésono stato “costretto” a tirare fuori gli artigli e a mettere in gioco personalità e padronanza dei mezzi a disposizione, avendo di fronte giocatori collaudati, esperti e, soprattutto un gruppo nel quale le dinamiche comportamentali erano fondamentali. E poi sicuramente gli anni vissuti a Ferentino, perché nessuno avrebbe mai creduto che, dei ragazzotti provenienti dalla II categoria, potessero anche far parte dei professionisti, dopo aver terminato il campionato di quarta serie al sesto posto, preso atto altresì che, quell’anno ripescarono fino alla quinta classificata. Ma emozioni particolari le ho vissute il primo anno di serie B, con Ivo Iaconi allenatore, quando ero il Responsabile della preparazione atletica del settore giovanile giovanissimi nazionali”.

Chi ricordi con maggiore nostalgia? Sicuramente il mister Fabio Salvatici persona squisita ed allenatore di un altro livello, e poi non dimenticherò mai il rapporto fraterno vissuto con Sandrone Grossi”.

Quali sono le tue prospettive per il futuro?Ma, nel calcio non si può fare nessun tipo di calcolo, due anni fa ho festeggiato il XXV anniversario di attività continuativa in tale disciplina sportiva, ma è uno sport che oggi è diventato  borderline nel quale, a volte, dando il massimo di se stessi non si raccoglie per quanto si è seminato e mi sono accorto che, talvolta chi si ha di fronte non riesce a capire, e non ti dà la possibilità di presentarti”.

Com’è cambiata la preparazione atletica nel corso degli anni? A volte si fanno passare per antiche metodologie di lavoro che invece sono di gran lunga efficaci, forse sono cambiati i mezzi, ma i concetti e le dinamiche prettamente riferite allo sviluppo condizionale-cognitivo, sono sempre gli stessi”.

Per chi si affaccia al mondo dello sport invece, come preparatore e come atleta quali sono i tuoi consigli?Ai novelli preparatori consiglio di fare molta gavetta, e di non pretendere dopo solo dieci giorni di poter ambire alla massima serie, perché quello che ti dà l’esperienza, non si può dimenticare mai: è quel mattone in più da apporre sul muro della tua conoscenza. Se non conosci la categoria inferiore, non puoi conoscere quella superiore. Per quanto riguarda gli atleti invece, bisogna fare delle distinzioni: il bambino si deve divertire e chi educa deve fornire al piccolo un bagaglio motorio e cognitivo completo, ma senza appesantirlo. Per quanto riguarda i grandi, invece, dipende molto dalle qualità del soggetto, e, soprattutto dal talento, perché o lo si ha, oppure no e non si può inventare niente. E poi l’approccio metodologico non è mai lo stesso, ma personalizzato, ecco perché è importante poter contare su una persona competente che conosce il proprio mestiere, ma ripeto: senza talento, non si va da nessuna parte”. Ad maiora professore…

Gilberto Farina   

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